L’Heritage Lab ricostruisce le storie delle Donne di Italgas
Il personale dell’archivio storico del Gruppo ha avviato un progetto per condividere con la comunità piccole storie di coraggio.
Italgas con il suo Heritage Lab si impegna ogni giorno per valorizzare il patrimonio culturale del nostro Paese, al fine di preservarlo e condividerlo con le comunità. L’Archivio Storico del Gruppo oltre a custodire documenti storici, culturali, industriali e artistici è un laboratorio dotato delle più avanzate tecnologie per la digitalizzazione dei materiali conservati nel corso di quasi due secoli. Il personale dell’Heritage Lab lavora per ricostruire la storia della Società, dei suoi dipendenti e contribuire al racconto del passato.
In questo periodo, ricercatori e archivisti dell’Heritage Lab, in collaborazione con l’archivio storico di Toscana Energia, si sono impegnati in uno studio su diversi documenti particolarmente preziosi che appartengono alla società del Gruppo: i fascicoli del personale dell’Ex Esercizio Toscana Gas e della Fiorentina Gas. Le pratiche più antiche ritrovate all’interno dei documenti riguardano donne degli anni ’90 dell’Ottocento, storie che parlano di coraggio, grazia, tenacia, perseveranza. Donne che ieri come oggi, affrontano le avversità quotidiane e quelle che la società e il tempo impongono.
In occasione della Giornata internazionale della donna il Gruppo Italgas vuole rendere onore a queste donne semplicemente raccontando alcune loro storie e ricordando l’importanza delle loro vite, attraverso i documenti dei nostri archivi. Le tre storie che condividiamo, simbolicamente in rappresentanza di tutte quelle emerse, appartengono agli anni di piena attività dei gasometri; alcune delle donne vedono l’arrivo del metano, ma la maggior parte fa parte del mondo legato ai convogli di carbone e ai grandi impianti delle officine del gas.
Cesira, tra perseveranza e fedeltà La prima donna è Cesira, nata a Firenze nel 1918 e figlia di un ex dipendente, deceduto per tubercolosi polmonare, viene assunta nel 1942 in sostituzione di un altro dipendente richiamato alle armi. In quegli anni era consuetudine per le aziende assumere i parenti di dipendenti in caso di decesso, per rafforzare il legame con l’azienda. Cesira figlia di una madre invalida, sorella di un prigioniero di guerra in Australia e di un’altra sorella troppo piccola per lavorare, era l’unica in grado di provvedere alla famiglia. Dimostra da subito carattere e professionalità e viene stabilizzata nel 1944. La stabilità dura poco però e nel novembre del 1945 si ammala come il padre: tubercolosi polmonare. Resterà due anni ricoverata in un sanatorio, tra i documenti infatti sono state ritrovate le lastre dei suoi polmoni, datate 1946. L’azienda sostiene subito la sua situazione con dei sussidi speciali a favore della famiglia, infatti sono conservate le sue lettere e quelle della madre che ringraziano per l’aiuto offerto. Nel 1948 la donna ancora ricoverata non è più in grado di lavorare, ma le viene accordata una liquidazione maggiorata e nel 1954 inizia le pratiche per ottenere una pensione di invalidità.
Bianca, una vita in azienda Bianca anche lei nata a Firenze ma nel 1922, viene assunta nel ‘41 e lavora per oltre 40 anni, fino alla pensione nel 1982. È un’impiegata che raccoglie molti riconoscimenti e avanzamenti di carriera, iscritta al sindacato, ma è anche moglie, madre e figlia di genitori che mantiene e sostiene anche grazie all’aiuto dell’azienda che le offre assegni familiari.
Lina, dedita al lavoro Lina, classe 1906, viene assunta nel 1941 come impiegata. Una donna nubile che viveva con la madre, ma con una famiglia di fratelli e sorelle sposati. Proprio per uno dei suoi fratelli, richiamato alle armi, nel ’41 la donna prende il suo posto anche per essere figlia di un dipendente, operaio, morto per un infortunio sul lavoro. Lina lavora in azienda per circa 20 anni fino alla sua morte nel 1962.
La condivisione di queste storie porta alla luce la grande tenacia e dedizione che le donne hanno messo nel loro lavoro per sostenere non solo l’azienda ma le loro famiglie e l’intero Paese, contribuendo al progresso della nostra società. La stessa tenacia e dedizione che le lavoratrici del presente mettono oggi nelle loro attività, onorando il lavoro di chi le ha precedute e portando avanti il cambiamento per un futuro migliore.
Cesira, tra perseveranza e fedeltà La prima donna è Cesira, nata a Firenze nel 1918 e figlia di un ex dipendente, deceduto per tubercolosi polmonare, viene assunta nel 1942 in sostituzione di un altro dipendente richiamato alle armi. In quegli anni era consuetudine per le aziende assumere i parenti di dipendenti in caso di decesso, per rafforzare il legame con l’azienda. Cesira figlia di una madre invalida, sorella di un prigioniero di guerra in Australia e di un’altra sorella troppo piccola per lavorare, era l’unica in grado di provvedere alla famiglia. Dimostra da subito carattere e professionalità e viene stabilizzata nel 1944. La stabilità dura poco però e nel novembre del 1945 si ammala come il padre: tubercolosi polmonare. Resterà due anni ricoverata in un sanatorio, tra i documenti infatti sono state ritrovate le lastre dei suoi polmoni, datate 1946. L’azienda sostiene subito la sua situazione con dei sussidi speciali a favore della famiglia, infatti sono conservate le sue lettere e quelle della madre che ringraziano per l’aiuto offerto. Nel 1948 la donna ancora ricoverata non è più in grado di lavorare, ma le viene accordata una liquidazione maggiorata e nel 1954 inizia le pratiche per ottenere una pensione di invalidità.
Bianca, una vita in azienda Bianca anche lei nata a Firenze ma nel 1922, viene assunta nel ‘41 e lavora per oltre 40 anni, fino alla pensione nel 1982. È un’impiegata che raccoglie molti riconoscimenti e avanzamenti di carriera, iscritta al sindacato, ma è anche moglie, madre e figlia di genitori che mantiene e sostiene anche grazie all’aiuto dell’azienda che le offre assegni familiari.
Lina, dedita al lavoro Lina, classe 1906, viene assunta nel 1941 come impiegata. Una donna nubile che viveva con la madre, ma con una famiglia di fratelli e sorelle sposati. Proprio per uno dei suoi fratelli, richiamato alle armi, nel ’41 la donna prende il suo posto anche per essere figlia di un dipendente, operaio, morto per un infortunio sul lavoro. Lina lavora in azienda per circa 20 anni fino alla sua morte nel 1962.
La condivisione di queste storie porta alla luce la grande tenacia e dedizione che le donne hanno messo nel loro lavoro per sostenere non solo l’azienda ma le loro famiglie e l’intero Paese, contribuendo al progresso della nostra società. La stessa tenacia e dedizione che le lavoratrici del presente mettono oggi nelle loro attività, onorando il lavoro di chi le ha precedute e portando avanti il cambiamento per un futuro migliore.